Babà rustico: il lievitato salato simbolo di Napoli

Babà rustico

Il babà rustico racconta una storia che attraversa secoli e confini. Nato come variante salata di un dolce simbolo della pasticceria napoletana, oggi vive una seconda giovinezza grazie alla sua versatilità e al suo gusto inconfondibile. Chi ama la cucina partenopea lo riconosce subito: una ciambella lievitata, morbida ma saporita, che arricchisce ogni tavola di festa, ma che sa adattarsi anche alle occasioni più informali

Dall’Europa dell’Est a Napoli: le origini regali del babà

La storia comincia lontano da Napoli, tra le stanze della corte di re Stanislao Leszczyński, sovrano polacco del XVIII secolo. Annoiato dai dolci tradizionali, secchi e ripetitivi, decise di bagnare una brioche con del rum. Quella scelta impulsiva diede vita al babà alcolico, che i pasticceri francesi perfezionarono e portarono in Italia. A Napoli, la ricetta trovò terreno fertile: i cuochi di corte la rielaborarono fino a trasformarla in uno dei dolci simbolo della città.

Da quel momento, il babà dolce iniziò a comparire nelle vetrine delle pasticcerie, nelle domeniche delle famiglie e nelle occasioni speciali. Ma i napoletani, noti per la creatività in cucina, sentirono il bisogno di dare a quel dolce una veste salata. Così nacque il babà rustico, che conserva la stessa forma a ciambella, ma rivoluziona completamente sapore e utilizzo.

Il rustico partenopeo: un’evoluzione del gusto

Il passaggio dal dolce al salato non avvenne per caso. A Napoli, la tradizione dei lievitati rustici vanta una lunga storia: basti pensare al casatiello e al tortano. Il babà rustico si inserisce perfettamente in questo filone. A differenza degli altri, però, conquista per la sua leggerezza e per il suo impasto più soffice, che resta umido e fragrante anche dopo ore.

Questa evoluzione rispondeva a un’esigenza ben precisa: offrire un piatto unico, comodo da trasportare, ricco ma non pesante. Non sorprende quindi che il babà rustico si sia imposto come piatto irrinunciabile durante le festività. Natale e Pasqua lo vedono protagonista sugli antipasti, tagliato a cubetti e disposto su grandi vassoi insieme a salumi, formaggi, verdure sott’olio e rustici misti.

Dalle feste ai buffet: il babà rustico oggi

Oggi il babà rustico ha superato i confini della tradizione natalizia e pasquale. Lo si trova nei buffet per battesimi, comunioni e compleanni. Lo si prepara per le scampagnate, da gustare freddo sotto un albero o su una tovaglia in spiaggia. Nei brunch casalinghi, affianca quiche, crostate salate e panini gourmet. Nelle versioni monoporzione diventa finger food perfetto per aperitivi e happy hour.

Il suo punto di forza? La versatilità. Ogni famiglia lo personalizza con gli ingredienti che ha in casa. I panifici e le gastronomie lo propongono con abbinamenti creativi, spesso ispirati alle stagioni. Non è raro trovarlo anche nei ristoranti che offrono cucina tradizionale napoletana, servito tiepido come entrée o al posto del pane.

Un rustico che racconta una città

Il babà rustico non è solo una ricetta: rappresenta un modo di vivere la cucina. Racconta Napoli meglio di molte parole. Unisce semplicità e ricchezza, convivialità e gusto. Piace a chi cerca il sapore autentico della tradizione, ma anche a chi ama sperimentare con ingredienti nuovi. Da piatto delle feste si è trasformato in simbolo di creatività e accoglienza.

Ogni fetta è un piccolo viaggio nella cultura napoletana, quella vera, fatta di mani che impastano, forni accesi e famiglie riunite attorno alla tavola.

La mia versione: ispirata a “Frienne e magnann”

Quando preparo il babà rustico, seguo sempre la ricetta che ho scoperto nel libro Frienne e magnann: un testo che raccoglie l’anima della cucina napoletana. L’ho provata e riprovata, sempre con ottimi risultati. È veloce, semplice da eseguire e regala un impasto morbido, ricco di gusto e ben equilibrato nei sapori.

La ricetta latrovate QUI

Potete vedere anche i pasaggi in video vedi sul miei profili social QUI

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